Una mostra, in corso a Madrid, mette in luce un nuovo talento.
Juan Francisco Casas, 31 anni, dipinge opere in grandi formati utilizzando la penna a sfera.
MADRID – Lavora di Bic. Come chi inganna un’attesa al telefono o la noia di una lunga lezione disegnando scarabocchi sul foglio degli appunti. Ma lui, Juan Francisco Casas, lo fa su scala industriale: pannelli di due metri per due. E con una precisione tale che i suoi disegni sembrano fotografie virate al blu. Almeno finché non ci si avvicina abbastanza all’opera da poter distinguere i piccoli tratti di penna a sfera che li compongono e le differenze d’intensità che l’occhio scambia per luci, ombre, riflessi.
LA MOSTRA - La mostra, in corso a Madrid alla galleria Fernando Pradilla, sembra aver aperto inesplorate frontiere all’iperrealismo e ha conquistato la critica nazionale: 31 anni, studente dell’Accademia Reale Spagnola attualmente distaccato a Roma con una borsa di studio, il giovane artista andaluso usa già da quasi tre anni l’insolita tecnica della biro, ma il successo è arrivato con questa esposizione di quadri giganti, “Grandes Obras”, come appunto è stata intitolata.
TRE O QUATTRO BIRO PER OGNI QUADRO - Ciascun quadro gli assorbe tre o quattro Bic e un paio di settimane di tempo. Prima di lui già il pittore e cantautore Luis Eduardo Aute, 64 anni, aveva scoperto le potenzialità artistiche della penna a sfera, ma Casas ha inaugurato il tutto blu, che caratterizza i suoi ritratti: in prevalenza ragazze e ragazzi in scene di vita quotidiana che immortala con la macchina fotografica e poi con l’inchiostro. A Roma, Casas sta lavorando a un quadro di formato ancora più grande: tre metri per tre. Il contrasto che lo attrae maggiormente, spiega, è quello fra le dimensioni dell’opera e la banalità divertita del soggetto che raffigura. Leggero e ordinario come lo strumento usato per disegnarlo.
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